Il Consiglio di Stato rileva diverse lacune formali nel testo del decreto formulato dal ministero dello Sviluppo Economico. A mancare sarebbe innanzitutto una "definizione di apparecchio tv". Assente pure un riferimento chiaro al fatto che il canone si versa una volta sola, anche se si possiedono più televisori nella stessa casa in grado di ricevere i programmi in modo diretto "oppure attraverso il decoder". Poi deve essere spiegato meglio che il canone non è dovuto se si hanno uno "smartphone o un tablet", apparecchi che pure possono intercettare il segnale televisivo.
Ci sarebbe poi un problema di privacy: i dati che si scambieranno gli "enti coinvolti (Anagrafe tributaria, Autorità per l'energia elettrica, Acquirente unico, Ministero dell'interno, Comuni e società private) non sono stati normati in modo da salvaguardare la riservatezza dei cittadini.
Nessun commento:
Posta un commento